Un riconoscimento di grande valore che rappresenta l'ultimo tassello di una ricerca di verità che si è contrapposta all’informazione disinformata di alcuni settori dell’opinione pubblica che negli ultimi tempi, evitando accuratamente di confrontarsi con fonti e documentazioni evidentemente contrari, hanno diffuso la notizia falsa dell’adesione di Luciano Salce alla repubblica di Salò.
In questi anni Emanuele Salce ha ristabilito una verità storica e privata rivolgendosi al Ministero della Difesa, agli storici e ai ricercatori fino a ottenere documenti inconfutabili che dimostrassero fatti ben diversi da quelli raccontati: Luciano Salce non solo non fu mai un repubblichino ma fu anzi una vittima della persecuzione nazifascista. Classe 1922, il regista, scomparso nel 1989, fu fatto prigioniero dall’esercito tedesco dopo l’8 settembre, mentre prestava servizio militare a Modena. Dapprima internato in un campo di lavoro a Moosburg, riuscì a fuggire nel 1944 ma fu catturato al confine italo-austriaco ed imprigionato per quaranta giorni nel campo di concentramento di Dachau, insieme a detenuti comuni russi. Tutto il materiale è consultabile sul sito lucianosalce.it alla pagina “prigionia”.
“La mia, prima ancora di essere una battaglia per la verità privata di mio padre, lo è stata per restituire una verità storica, senza alcuna connotazione politica, sia chiaro. Ed è stato un grande viaggio, al contempo, che mi ha dato occasione di immergermi in scoperte ed approfondimenti, la cui occasione probabilmente avrei continuato a rimandare e rimandare. Leggere le lettere scritte da mio padre dal campo di prigionia, resta una delle pagine più intense anche della mia stessa vita.”