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RaccontiStefania Castella

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01 Agosto 2015
Maddalena. Occhi brillanti, anima nera.
di Stefania Castella



Maddalena. Occhi brillanti, anima nera.
I Palazzi di Napoli
che raccontano
storie e leggende...

Raccontano che si aggiri ancora oggi, spirito inquieto per le stanze di un tribunale che decideva la sua sorte. 

Una storia di secoli fa che rabbuiava il sole, nero inchiostro e, prima di essere cronaca, fatto vissuto freddamente. Storia di colei che chiameremo Maddalena dalle mani candide e l’anima nera, il cuore immobile lo sguardo fiero, la bocca morbida, la volontà di ghiaccio, sognava di essere dama, di fare la Regina, le cronache la resero celebre non proprio da Madama.

 

“Bella, bella Maddalena, tu sei una bambola. Guarda che occhi, sono due brillanti, la fronte, il naso perfettissimo, sembri una statua di marmo. Devi trovare un bel giovane, uno bello e ricco che ti fa fa’ la vita da signora”. “Eh nonna voi siete troppo buona”. Una regina, “come la bella Clara col padre che lavora a Corte, quello fa il servo e lei fa la padrona. Lei c’ha una gonna a ruota e bei capelli d’oro, e un pettine di osso che splende di brillanti e pietre buone, lo so che l’ha rubato, e che m’importa, un giorno pure io ce l’avrò uguale”. “Pure noi c’abbiamo gli ossi che invece di tenerli tra i capelli, li diamo ai porci”. Sghignazzano d’intorno le vecchiette, impenitenti in mezzo ai vicoletti, non hanno altro da fare che guardare e far grandi risate senza denti.

 

“Un giorno me ne vado, io qui non ci rimango che credete, non resto qui a veder passar il tempo, in mezzo a queste vite da pezzenti”. Una bambola ha pretese, ci vuole un buon marito per davvero, per soddisfar sogni e grandi spese. Stringe quei lacci forte Maddalena, che quasi quasi le mancava il fiato “ma sei sicura che poi ci respiri?” “E che m’importa, e stringi, stringi ancora, che vuoi che cambi con o senza l’aria, che tanto io qua dentro so' già morta”. Che una bambola si veste da signora, profuma come un fiore, non c’ha le scarpe rotte e senza suola non ci sono patate a pranzo e cena. Stringi il bustino che si veda bene, che come all'amo un pesce bello e buono chissà che non mi tocchi di pescare.

 

Capelli lunghi, neri come seta, co sta forchetta che pare di pietra che scioglier nodi ci vuole pazienza, e a sera Maddalena scioglie e pensa “che fai, che sei impazzita, non lo fare, non sai che non si pettina la sera, che se lo fai ti ritroverai male, che tutti i marinai rimandi al mare?” Si certo aspetta, aspetta pure i marinai cara mia nonna, finisco a fa' la fine della mamma che attende ancora un uomo che ritorni e resta ad invecchiare alla finestra. Io non sarò pezzente e neanche vecchia, lo dice pure quell'amico prete, me l’ha promesso mi dava una mano, anche se poi lo so, mi guarda strano. La gente mormora e sussurra, di Maddalena con la croce al collo, che entra ed esce spesso sul Sagrato di quella Chiesa ancora consacrata. “Chi vuole darla a bere la bizzoca? Che gioca a fa' la suora, chi ci crede? Che passa dalla panca al letto di quel pretino ancora benedetto”.

 

Quando i sussurri si facevan grida, c’era qualcuno che allungava il viso, e tra le panche e il prete s’infilava per diventar per lei primo marito. Non era certo un tipo molto ricco e quella moglie bella pretendeva, la gente allora un poco si approfitta non manca la battuta mai per niente “che dici ti è piaciuta la sposina e adesso scendi pure a fa e rapin’”. E se a fa’ il mariuolo non sei nato e non ci sei portato, ci metti poco ad essere beccato.

 

Povera Maddalena un bimbo in grembo e un uomo sottoterra, le malelingue non si fanno attendere “troverà un altro pollo da spennare…” E fu il ritorno di quel prete un poco di salvezza per la fame, raccolse mamma e bimbo dentro al grembo, tornava Maddalena nel suo letto. Non disdegnava nessun altro sguardo però, che aveva il cuore troppo pronto a dare e allor lo diede pure a quel dottore che prometteva di lasciarla entrare a quella corte che sognava tanto, in cambio di una notte o due, da giusto scambio. Triangolo prefetto, ma pronto a scatenar vociame, urgeva metter freno allo scombino, prima che fosse pubblico dominio. Il prete scelse il figlio di un fratello, lo richiamò tra i vicoli da sposo, a portare all'Altare Maddalena, pronta a seconde nozze in tutta fretta.

 

Certo non era ricco e sveglio tanto meno, però s’accorse subito di tutto, di quel terzetto che se ne fregava, che eran saliti in due su quell'Altare. La camera affollata, che disgusto, pensò di ritornare al suo paese. C’era un dettaglio che però sfuggiva quei tre non sopportavan troppo l’onta e il tosto chiacchiericcio della gente. Qualcuno doveva fermare quella bocca di giovane infuriato. Ci pensa Maddalena a organizzare, l’inganno, appuntamento per la cena, un pentolone al fuoco a ribollire, fu parte di una tomba in cui si discioglieva un pezzo dopo l’altro del signore distrutto e fatto a pezzi da quei tre, e sparpagliato per fontane e fiumi. Nessuno può trovaci che credete, non riconosceranno certo la sua faccia, la testa sarà subito disfatta.

 

Credevano di sfuggire alla giustizia, tenendo in scacco ancora per tre giorni una città di gente che insinuava, il dubbio e a tratti già rumoreggiava. Che un pezzo era trovato in quella Chiesa un altro a pochi metri da quel vico, che strano guarda un po’ c’aveva l’oppio, tra quelle mura quella donna fredda, per farne cosa qualcuno chiedeva. Al quarto giorno eran appesi al carro, tutti ripresi in fila ad uno ad uno. Le teste le chiedevan tutti quanti del prete del dottore e dell’amante, di quella donna che sognava tanto.

 

Guardava Maddalena oltre le sbarre a mezzogiorno era l’ultimo giorno, e la coscienza un poco ribolliva pensando al solo viso del figliolo. Sospira Maddalena senza cuore, sospira e forse ci ripensa ancora, al sogno da signora, da regina “e chi se l’aspettava questa fine…”   Napoli 1799.








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