 -La befana non esisse.- Esordì la piccola con le esse tutte in fila che avevano la meglio sulle T dei suoi tre anni. Aveva tutti i capelli scompigliati che volavano qua e là intorno agli occhioni grandi, quelli che aveva ereditato dalla mamma. La sua pelle era liscia e ambrata tesa su di una costituzione piccolina, per questo tutti la chiamavano Nocciolina, perché era proprio così, piccola piccola come una nocciolina e determinata, insomma croccante proprio come un’arachide dal guscio marroncino.
Ce l’aveva con tutti perché continuavano a ricordarle di far la brava che quella era una notte speciale, era la notte della Befana. Nocciolina aveva visto dei cartoni che parlavano di quella vecchina che portava i doni a galoppo di una scopa, e aveva pure provato a cavalcare una di quelle della nonna ma niente quella non s’era levata da terra neanche di un millimetro e così nella sua testa di riccioli neri aveva messo insieme che se la scopa non volava allora la Befana non esisteva. Ma allora chi avrebbe portato tutti i doni che aveva in mente? La bambola che tanto le sarebbe piaciuto avere, quella con i capelli lucidi e lunghi che la sua amica Soony ogni tanto le faceva cullare, o i dolcetti che passavano nelle pubblicità delle calze in Tv. Quel mistero non aveva spiegazioni. Nocciolina non frequentava ancora la scuola e viveva in una grande casa di campagna con tutto il verde intorno e un grande camino da quale sicuramente un tizio vestito di rosso poteva portare doni calandosi tra la fuliggine, ma una vecchietta su una scopa, proprio no. Aveva provato a spiare la nonna, per vedere se caso mai celasse qualche segreto tipo imbracciare qualche mazza e librarsi in aria per fare prove di lancio di doni, ma niente la nonna rassettava, cucinava cantava tanto anche ma la scopa la usava soltanto per tirare via la polvere o raccogliere palle di pelo di Rolly il gattone biondo che viveva con loro. Nocciolina e i suoi nonni vivevano da soli in quella casa molto grande. Della sua mamma la piccola ricordava molto poco. I grandi parlavano lentamente con lei, ma quando discutevano tra di loro erano più incomprensibili di quando Soony parlava in cinese con i suoi. Ogni tanto aveva sentito dire nomi di città che non aveva mai conosciuto e ogni tanto ricordava una donna sull’uscio di casa qualche borsa grossa accanto ai piedi e poi più nulla. Soprattutto nei sogni tornava davanti a quella porta e cercava di raggiungere e afferrare quella donna sconosciuta per coprire di non riuscire a reggersi proprio come quando ancora gattonava e doveva fare un grosso sforzo per dire alle gambe dove andare, e non faceva in tempo ad arrivare all’orlo del cappotto rosso della donna che questa si dileguava. Quando faceva quel sogno Nocciolina si svegliava con un gran magone e gli occhi che non riuscivano a riportare indietro un po' di lacrime. Nocciolina però era tanto forte, e ogni volta che le succedeva di piangere prontamente tirava via ogni riga che scendeva giù e siccome dormivano vicine si faceva vicina vicina alla sua nonna che dormiva rannicchiata e un po' russava che le faceva venir da ridere. Il profumo della sua nonna le arrivava fin dentro gli occhi che così riprendevano il sonno e smettevano di cacciar via le lacrime. Non voleva proprio niente Nocciolina solo starsene così per poi svegliarsi abbracciata alla sua dolce nonna.
Quella sera però Nocciolina era arrabbiata anche con lei che continuava a girare per casa per sistemare quelle calzette che secondo lei la befana avrebbe riempito. “Non sei troppo grande nonna per credere alla Befana? Io non ci credo. La befana non esisse” insistette. “Ci credo piccola mia, e dovresti crederci anche tu. Non si smette mai di credere alle cose belle neanche quando si diventa grandi” rispose decisa la nonna, e ora subito a letto altrimenti la Befana non lascia neanche un dono, e l’accompagnò nella sua stanza.
Nocciolina aveva un piano si sarebbe alzata di soppiatto a notte fonda per spiare e allora sì che avrebbe svelato i misteri befaneschi. Quando si infilò a letto prima della nonna, aveva già studiato tutto il piano, tanto la nonna russava e non l’avrebbe svegliata neanche se avesse portato lì la banda del paese.
In camera da pranzo i due anziani si sedettero di fronte l’uno all’altra. Avevano lo sguardo stanco e un sorriso che aveva voglia di spuntare: “Dici che verrà?” disse lui. “Io ne sono sicura”. Rispose la donna
“E poi? Cosa succederà? Non vedremo più la piccola?”. L’uomo aveva la preoccupazione ansiosa nella voce.
“Quando è andata via ci ha detto chiaramente che nel momento in cui avrebbe trovato una soluzione stabile sarebbe tornata per riprendere la bimba”. La donna cercò di essere convincente.
La loro figlia aveva tribolato non poco per trovare lavoro, una ragazza giovane con una bimba piccola, tornare dai suoi non era stata una decisione facile, ma un matrimonio improvviso naufragato altrettanto veloce com’era cominciato era stata una ferita grande da elaborare. La periferia era un cumulo di macerie che sembravano la sua vita, e quando la ditta si era trasferita era stato un dentro o fuori, doveva trasferirsi per non perdere il lavoro, e la bimba era rimasta lì, con i suoi. “Appena trovo un posto stabile torno e vedrete che andrà bene”. Ma non era stato facile trasferirsi farsi accettare, trovare un appartamento riuscire a pagarlo, erano passati quasi tre anni in cui la bimba non aveva mai chiesto nulla e lei aveva lavorato senza sosta senza mai riuscire a tornare giù da lei, forse per la paura di strappare un equilibrio costruito piano piano. Le cose però si erano messe meglio, il fato aveva voluto che uscisse fuori un posticino in un ufficio in cui lo stipendio regolare le aveva permesso un affitto. Poteva tentare un passo tornare a ricongiungersi con la sua piccolina. Ma poi? Che le avrebbe detto? Rinunciare a lei, rinunciare al lavoro, chieder di essere trasferita e poi rimpiangere di aver cercato un futuro altrove. Portarla via e scombinare quella vita piccola che si era adattata così bene…Quella sera però non voleva pensarci, quella notte voleva esser lì lasciare un dono per lei, guardarla dormire.
Quella notte era una notte speciale, e quando Nocciolina era scivolata giù dalle coperte trascinandosi in soggiorno credette di sognare. La donna dal cappotto rosso faceva un gran baccano tra dolcetti e caramelle neanche s’era accorta di lei, che del resto era così piccina. Così non disse niente scappò via veloce accanto alla sua nonna e pensò che la Befana esisse ma non è una vecchia vestita di stracci, ma una signora dai capelli lunghi e neri come i suoi, e dal cappotto rosso, come quelli che si vedono nei sogni.
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