 | una donna e la sua ombra |
Aspetta Maria, aspetta, socchiudi gli occhi aspetta il tempo. Senti, il dolore del canto sta per schiudersi per te, un attimo ancora, l’hai sentita tante volte, e ogni volta è come immergersi nel fiele. Ogni volta, sai, hai imparato come si fa. Sei brava Maria, hai gli occhi del mondo incollati addosso, è freddo Maria, freddo, hai freddo ogni volta, sembra che il corpo spinga il cuore fuori dal petto ogni volta che devi trattenere il fiato per regalare al mondo qualcosa che faccia aggrottare la pelle. Uomini, le loro parole, che soavi che sono gli uomini che parlano d’amore. Ma cosa ne sanno dell’amore? Era questo quello che volevi, Maria? “Maria, mon amour, vieni qui, vicino a me” …
La barca ondeggia, si sente l’onda leggera accarezzarne i fianchi, come vorrei le tue mani sui miei. Guardami, come se mi vedessi… Un piede avanti all'altro, passi piccoli, devo essere leggera, come avrei voluto essere. Seguo la scia del tuo odore, l’odore della tua pelle magnifica, anche il tuo sigaro mefitico espande odori di bello. È tutto quello che vorrei. Penso, anche adesso che so che andrai via, sei quello che avrei voluto, amore mio. Uomini. Ti scelgono, ti modellano, succhiano la linfa della vita e quando sei abbastanza svuotata passano oltre. Come fai tu, e non c’è bisogno che lo dica, so che c’è lei. Lei quella che tu vuoi, quella che hai sempre voluto e allora perché quella sera posasti il tuo sguardo su di me? Quando gli occhi del mondo si aprivano a me, capito, a me! Maria, la grossa, ingombrante, Maria, quella incapace di tutto, tranne che dell’incanto, per quell'incanto io vivo, prima di vedere te. Tu hai preso tutto di me, compreso il mio mondo, quello che non ti piaceva, tutto di me, hai preso di me quello che volevi, la vita, per cambiare, mutare secondo le tue mani potenti. Hai vuotato il mio io, e sei andato via. “Maria Je t’aime” e ci ho creduto, due sere dopo eravamo in volo sul mondo, e il mondo ai nostri piedi. Londra, New York, Parigi, Montecarlo addormentate e lucide, senza segreti, ma che illusione la chiave del denaro a spalancare porte, tranne quelle che più contavano, quelle del cuore, quelle più dure pure da socchiudere. Maria non era quello che volevi, non era neanche quella che volevo io. Io volevo essere un giunco, sottile, leggera, braccia a proteggere, che voglia di ridere… Lei è così, come sognavo di essere io… Lei è il giunco sottile, mentre io sembro una quercia. Lei è, io sembro.
Le mie radici hanno lasciato il terreno da tanto, e questa enormità è stata una coperta che mi ha riempita di apparenza, senza mai sapermi coprire. Sono sempre stata troppo grande, tra le altre bimbe, tra le altre adolescenti come me. Sempre goffa, troppo grossa, inadatta, negli sguardi degli altri, in quelli di mia madre: “Guarda che bei piedi grandi...” troppo alta, da piegarsi per non sembrare scomoda, ma il mondo doveva sapere che se tutto in me doveva essere così grande, bè allora tutto il mondo senza esclusione doveva guardarmi, sapere che c’era altro in me, di ancora più grande.
Quando al balcone di casa cantavo, accompagnata dal maestro, chiunque ascoltasse restava fermo ad ascoltare. Dovevo essere risarcita in qualche modo di quello che la natura non aveva voluto darmi, un corpo come quello che sognavo, da ballerina, da farfalla leggiadra, se non ce l’hai fai più fatica, ma la fatica è la strada del sogno, forse. L’ho buttato via quel corpo, disperso poco a poco anche per te amore mio… Amore, ho smesso di sentirmi enorme quando al mio fianco il mondo si accostava facendosi da parte. Dovevo essere di più, dovevo essere più in alto. Due toni più su e ancora di più, fino a sfiorare l’impossibile fino a non sentire più che il battito del cuore nelle orecchie. Come un’apnea. Come tenere la testa sotto l’acqua bianca di casa, il mio mare, la mia casa abbandonata. “Canta per noi mon chéri” e cantavo l’amore perduto che le donne come me inseguono a vita.
Mi hai scelta quando avevo già scelto te, avanzavi verso me con la tua testa bianca e il tuo corpo enorme, pensa cosa avrebbe potuto dire il mondo, che ti sceglievo per i soldi che ti riempivano l’esistenza, se non ne avessi avuti tanti quanto te e forse ancor di più. Non era il denaro a farmi sentire più amata, più libera, più felice. Stringete il tubino, quello nero, devo essere impeccabile i miei trenta chili li ho buttati via, adesso sono leggera come volevo, e il mio viso quasi trasparente, a volte non lo riconosco. Certe volte mi spaventa la stanchezza come adesso che ti guardo mon amour e mi appari sfocato, vedo chiara, lei, dietro di te, perfetta, composta.
Sorridi Maria, trattieni il fiato, guarda avanti, il mondo ha bisogno di un’altra poesia, della tua voce. Amore, se le tue mani si fossero strette alle mie spalle, non avrei tutto il freddo che ho adesso. Se ti avessi dato il figlio che ora aspetti da lei, forse adesso... forse saresti andato via lo stesso mon amour. Falso, cattivo, amore mio. Ti cerco tra la folla una volta ancora, illudimi che ritornerai, ti aspetterò… “se tu non mi ami, io ti amo Se, io ti amo… attento a te… Mais si je t'aime, si je t'aime…”
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