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RaccontiStefania Castella

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08 Gennaio 2016
Il mondo intorno a me, ed io che cerco te...
di Stefania Castella



Il mondo intorno a me, ed io che cerco te...
La dolce vita

Raccolgo l’aria, tanta, come fanno i bambini, sfacciatamente felice, soffio forte, per spegnere le candeline tutte quante in un colpo solo, inebriandomi, socchiudendo gli occhi per un attimo di felicità che mi sembrerà immenso. Tutti intorno a me dovrei esserci abituata, non lo sono in realtà non lo sono mai stata.

 

La gente osserva il mio involucro maestoso pensando sia forte come la parte che vede, ma io sono quello che non possono vedere. Troppo alta, troppo tanta, troppo tutto, potrei esserne più felice? Dovrei esserci abituata, ero una miss, intonsa di fiocchi, ricchi premi, nastri cotillon ma la mia felicità l’ho trovata lontano da qui, lontano da casa, che strano tra una folla adorante in un altro luogo lontano.

 

Roma la bellissima, indolente Roma, accogliente, sonnolenta dei mattini appena freschi dell’odore dell’erba e dei fiori, della frescura del rumore delle lambrette dei fischi a ruotare intorno ai miei fianchi, qui è stata la felicità. Qui sono così affettuosi, calorosi, riempiono gli occhi e il cuore di sentimenti, qui è vero, c’è l’eternità. Qui per me è un po’ casa, casa dove hai il cuore e allora bè, la mia casa è stata un po’ ovunque perché al cuore ho creduto sempre troppo, al cuore ho affidato tutto. Spesso mi ha tradita, spesso mi ha delusa e casa, oggi per me, è ancora qui. Avrei voluto fosse diverso, ma non si può avere tutto, non si può chiedere troppo quando poi hai già avuto tanto, il denaro, la bellezza, l’amore… amore.

 

Che strano, in mezzo a queste facce la più vicina è la più estranea. Tu mio grande dolce amore, se solo mi avessi voluta bene come io ne volevo a te, se solo per un attimo mi avessi guardata con la stessa intensità con cui guardavi la bottiglia di fiele giallognolo che ingurgitavi continuamente. Guardami, il mondo mi venera, resterebbe immobile ad ammirare i miei passi: “Tu sei la prima donna del primo giorno della creazione, sei madre, amica, amante, sorella, l’angelo e il diavolo, la terra la casa. You are everything!” …

 

Battute, copioni, quel cucciolo tra le mie braccia, io tra le tue braccia… Il mondo si è fermato scivolando su di noi, due attori due finzioni che regalavano un sogno. “Marcello come here” quell’acqua fredda per me non era che lieve frescura, per Marcello il gelo, che ridere, quante bottiglie sarebbero servite a scaldarlo… sarebbe piaciuto al mondo, io e lui ma quella era magia, una magia lontana dalla vita, da quella vera, non era la realtà. Listen… la realtà è così diversa, e quanti no, costa. Quelli che dici per non ferire, col sorriso più dolce per declinare un invito, per declinare l’ennesima proposta di matrimonio… Il no più duro, quello che esce fuori dalle labbra dopo il tuo schiaffo, un no di dolore, di rancore, anche i pezzi di ghiaccio piangono, e io sotto le mani tue ubriache piangevo di rabbia e di amarezza. Dove sono quelle scale, dove la fontana? Non voglio ricordare, fa male ricordare, quegli scorci, i nostri sogni andati, mi appoggio ad un bastone per non vacillare sotto il peso dei ricordi e vedo giorni di tristezza e un fuoco che porta via ogni briciola di quel che era.

 

Ora nessuno ascolta più, il mondo ha troppa fretta per fermarsi a sopportare racconti di una vecchia donna sul viale del tramonto. Alberi e foglie e verde e quiete e solitudine e la compagnia dei ricordi, una compagnia scomoda. “Silvia, ma chi sei?” Sì, ero io, ero quella bellezza appiccicata addosso, ero quel sorriso che elargivo al mondo, immensa, fragile. Mi lascio andare, il peso dei ricordi è troppo grande, che strano vorrei sognare la tua mano, perché sì, ti ho amato, eppure mi viene ancora in mente lo sguardo attore di un uomo che ti guarda come ti vedesse veramente come la donna più bella del mondo, e non sei tu…

 

Marcello come here… accompagnami lontano, i ricordi sono l’unica cosa che resta in un presente senza ormai più niente ad attendere.








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