 | Madri, depressione post parto |
E’ una notte lunga come le altre, nel buio gli occhi, nel vuoto aspettano. So che tra un po’ ti sveglierai e sentirò che lo farai ancora prima, mentre lo starai solo pensando, ancora prima di chiamarmi io sarò già lì. “Mamma” sì sono io, sono qui, sono mamma, non ho un nome, non ce l’ho più, una volta ero Rossella, Aurora, Lucia, ora sono mamma e basta. Non ho un’identità che mi appartenga, l’ho data a te, tra le tue dita piccole la mia vita piccola, tra le tue mani piccole diventa grande, con te. Potrei fare qualunque cosa per te, gettarmi nel fuoco, affrontare la vita su un barcone per cercare la libertà venderei l’anima per te, ma ora, qui, adesso, al tepore della nostra normalità devo tirarmi su, e rispondere alla tua fame alla tua paura nel buio. Non è la cosa più difficile al mondo, eppure tirarsi via dal sogno è un attimo in cui rivedi mille cose, e le tieni tutte sulle spalle e pesano mentre ti sollevi e sollevi quella cosetta piccola piagnucolante che odora di latte e ha il pannolino che pesa più di lei.
Ora mi guardi, ora sorridi, ora mi abbracci. Ora penso all'attrice sul giornale quella che fa fitness spingendo la carrozzina, magra, distesa, felice, e mi chiedo quando ritornerò ad essere così “Normale”, guarda la mia pancia, non sono più come una volta, ma ora mi stringi e credo di essere per te la cosa più somigliante ad una cosa bella che tu abbia mai visto, e chissà se solo perché hai visto solo me, io di neonati ne ho visti tanti, ma tu, tu mi sembri la più bella al mondo. Piccola donna e io donna piccola, siamo due, adesso una sola. Conto le ore che passano di una notte sull'altra, e il tempo andato che dilata lo spazio di quando sei sola, o quando sei coppia e resti tutto il tempo del mondo ad essere te stessa e basta, a bastarti di giorni di amici e pensieri leggeri, e corse sfrenate a rincorrere la vita.
Adesso la vita sei tu, e questo credevo fosse ordinario, credevo che l’amore di madre fosse matematico e arrivasse con te, adesso ho paura di non saperti amare come dovrei. Mi guardo, sono stanca, certe volte non mi riconosco, guardo miei occhi pesanti di occhiaie profondissime e cerco una mano che nessuno mi darà, la cerco come tu cerchi me, siamo due disperse a cercare qualcuno da stringersi accanto, ma tu vinci sei la più piccola, piangi e piango con te, aspetto che passi una notte ennesima da stanchezza immobile, il tempo si ferma mentre scavo il lungo fossato in corridoio mentre a passi lentissimi ti cullo avanti, indietro andata e ritorno, una volta, due volte, mille volte. Ti canto una ninna nanna, una di quelle che cantava la nonna, di quelle coi lupi che arrivano nascosti e mangiano pecorelle e mi viene da ridere, dovrebbe addormentarti e a me invece terrorizza l’idea di dormire con uno che mi ricorda di un lupo in agguato nel buio.
Ti guardo e poi penso, a domani, arriverà e sarà giorno, ma sarà anche altro domani e sarai grande e sarai donna, e chissà se ti ricorderai delle notti passate a tenerti sfinita tra le braccia, sfinita io, mentre tu sorridi, giocherelli coi piedini, tiri ciocche sfatte di capelli scomposti, ed è come se il giorno e la notte non avessero nessuna distinzione. E allora penso, mi verrai a trovare? Ti ricorderai di chiamarmi quando ad un certo punto non sarò la sola cosa che gira intorno al tuo mondo, quando un bel tipo ti prenderà il cuore, e mi vedrai come qualcosa da mettere da parte per andare e farsi largo nel mondo. Di notte i ricordi diventano un solo ricordo, i pensieri non seguono logica, e spaziano percorrendo le strade di ieri e domani come tutto fosse stretto e vicino e già mi sembra l’ora della lotta per l’orario, per le cose più comuni che saranno normali soltanto per te. Sarò una vecchietta che ti aspetta e chissà se verrai, se avrai tempo da spendere per me.
Ora mi chiami, mi abbracci e mi stringi, domani non sarò più quello che sono adesso. Non servirò come ora nella paura del buio, quella che spesso mi assale, e somiglia alla tua, buio, mi stringe la gola, mi tremano gli occhi, la testa rimbomba, tu dormi leggera io crollo dal sonno ma è giorno e la forza che hai perso non torna, un giorno dopo l’altro un mese dopo l’altro. E una volta i fogli riempiti di getto, le mie relazioni le finivo in due ore, adesso il più delle volte crollo su pagine che non finisco mai. MI sfinisce il senso di un fallimento devastante.
Con un piccolo non puoi sempre gestire, non riesci a lavorare, a stento riesci a fare una doccia decente, la stanchezza ti prende e ti ritrovi una sera a guardare nel vuoto di un mondo spalancato di sotto, il confine sottile tra te e il tuo bambino è uno spazio in cui i sentimenti si ingorgano tutti, e scioglierli è difficile, nessuno può farlo e per caso, per puro caso, mentre lo sguardo si appanna, ti senti tirare, le manine di bimba che impara i suoi passi ti riportano a terra, ha bisogno di te, hai bisogno di lei, non sei più un nome comune di donna, sei madre, sei altro, sei braccia che si allargano e stringono, sei occhi che si velano e gambe che si rialzano, che lei ha bisogno di sapere che ci sei, adesso ha bisogno di te, e nessuno ti insegna quel che devi sapere, sapere di dover esserci, e impari da sola e da sola insegni ad aspettare che passi ad aspettare che cambi, ad aspettare che cresca, a sentire i suoi passi e il visino che cambia e un po’ ti assomiglia, quel viso che sembra la cosa più vicina a Dio che tu abbia mai potuto immaginare.
È nata da te, dalla forma piccola di donna piccola che senti di essere, e il tempo che lasciavi non conta più, imparerai che l’amore si impara pian piano, che la colpa che si insinua è una serpe che avvolge, gli occhi che ti guardano e che riconosci, quella meraviglia, che ora ti stanca, che ti tira fuori la vita dalle ossa, scioglie tra le braccia ogni altra forma della tua stanchezza. Amore di mamma. Sono io sì, sono qui. Sono qui.
|