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21 Ottobre 2016
L'amore è il dramma
di Stefania Castella



L'amore è il dramma
una scena del film
L'Isola di Arturo

Cosa eravamo. Cosa siamo diventati. Scie. Legati dal comune senso dell’ardore. Il tuo per me, il mio non so. Non sapevo ancora. Finché ti ho persa. Cosa eravamo. Posso saperlo. Sì che posso. So com'eravamo, tu ben messo io figlia di una maestrina e di un istitutore. Campavo, per fortuna, e spesso non avevo da mangiare, ma non sono mai scesa a compromessi, o forse solo con me stesa, ma questo non lo potrei dire.

 

Potrei invece dire a che poteva somigliare tra me e te, tu principe azzurro io sarei potuta essere come la giovinetta nell'attesa di accasarsi. Vedi? non eravamo noi, nessuno di noi due poteva esserselo. Sebbene abbiam diviso molte cose, forse le stesse cose poi ci hanno diviso. So di aver provato per una vita intera a tirarti fuori da quel sotterraneo dove tanto ti piaceva crogiolarti, in quella noia dove mi chiudevi fuori e io restavo ferma, ad ascoltare il suono di tutto il tuo silenzio. In devozione. Ma non è tutto ciò che sembra quel che sembra.

 

 

Che cosa ci ha legati A.? Se posso dirlo e adesso ti stupisco, il freddo, ci ha legati. Il freddo dei tuoi occhi contro i miei. Il freddo che ho cercato invano e poi tutta la vita, di farmi scivolare dalle spalle, e sempre mi ha abbracciata. Per quel freddo mi sposasti. Non negare, tu l’hai detto: “troppo stanco per riaccompagnarla a casa in certe sere, sentivo di gelare...” È il gelo che si è steso tra noi due più di una notte, non era colpa tua, non c’è una colpa, si cerca tutti un po’ di fuoco per scaldarsi, nell'illusione che somigli a casa. Ma quante volte l’uomo mi ha delusa. Tu lo sai. Dormi A. lui si scalda al posto tuo, attraverso la cornetta del telefono in piena notte fingi di dormire, e non ti accorgi o forse sì di tutti quegli spasimi perduti. Nell'ansimare amore che non c’è, che non gli posso dare e non saprei se mi riusciva dare.

 

E adesso che ti guardo, io vedo un’altra infondo agli occhi tuoi. Ma so che tra noi due non sarai mai finita veramente. Per strade lontanissime e deserte un pensiero pure solo, sarà per noi. Abbiamo fatto tante cose insieme, ricordi il buco che ci nascondeva in mezzo alle montagne? Per farci allontanare dalle bombe e anche da quelli che volevano il tuo scalpo.

 

Ricordo anch'io e sai che cosa? Ricordo quel tuo scrivere incessante che tanto somigliava alla mia fame che insaziabile non ci riempiva mai. In quei momenti noi eravamo noi, e pur se scrivevamo cose opposte, tu coi piedi sempre a terra io a volteggiare in mezzo a mille sogni, quel nostro tempo noi lo rivoltammo, e insieme ci perdemmo un po’ anche noi. Dell’altro amore che volò dal cielo, che si spezzò sul grigio dell’asfalto, chissà cosa pensasti tempo dopo, forse soltanto che ero io, che non sapevo stare a questo mondo, e chi mi stava accanto non poteva che soffrirne. C’è la neve adesso, lo squillo del telefono ti sveglia in piena notte, tu lavori. Ti dicono “è finita”.

 

E tu ti fermi ed esci lentamente, mentre la neve ti copre le spalle. Lo senti A. che forse non ti ho mai chiamato amore, ma che ti ho amato questo posso dirlo, e tra le mani tue severe mi sarei stretta con una stretta al cuore. Ho cercato di restare andando e me ne sono andata via sperando. Affondano i tuoi piedi nella neve, non sono qui, e non ci sarò più, ma resterò nel freddo che ti scalderà il cuore. E dietro al feretro che andava, il destino scelse di omaggiarmi slacciando i fiori fermi dietro al carro, lasciando che volassero nell’aria.

 

Qualcuno si è lasciato andare al vento, qualcuno fermo al grigio pavimento resterà schiacciato tra le ruote, lo so ora li guardi quei petali disfatti e pensi un po’ alle cose che tenevi, a quello che poteva essere che forse non è stato. Al nostro amore andato, che sai essere esistito anche se tante volte s’è negato.








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