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22 Aprile 2017
Fine di un boss
di Stefania Castella



Fine di un boss
natura umana...

Il ragazzo fa il barista tiene una quarantina d’anni lavora da parecchio, di storie ne vede tante. Quel giorno era un poco strano, ci stava un capannello di gente fuori al bar, tutti quanti attorno a don Gennaro. Era stato latitante ma poi l’avevano acchiappato, lui era stato il boss e se l’era cavata con dieci anni, ora ritornava al posto suo. Attorno a lui in mezzo alla folla, ci stavano tre o quattro femmine, ma una era la più bella di tutte, era la moglie di un certo Gaetano che non era mai stato nessuno però si sentiva importante, perché cugino di uno che contava. Se ne stava sempre un poco in disparte, a femmena’ davanti bella come un raggio di sole, i capelli neri e lucidi e gli occhi come fiamme, lui sempre due passi più indietro.

 

Appena intercettato don Gennaro, le guance arrotondate della donna, si allargarono ospitando un gran sorriso e gli occhi, due fessure si fermarono su lui: “Don Gennà’ quanto tempo che non ci vediamo, sono contenta che siete tornato. Sono passati dieci anni ma non siete cambiato, voi siete sempre bello come allora, pe vuje o’ tiemp’ nun’ è mai passato…” sembrava lo volesse accarezzare, a gesti ambigui e gli occhi che fingevano incertezze. Lui lusingato l’abbracciava, le mani si allungavano sui fianchi, e intanto Gaetanino si faceva sempre più in disparte. In mezzo a questo caos, passò una ragazzetta magrolina, poteva avere più o meno diciott’anni, e subito su lei si fermarono gli sguardi un po’ lascivi e don Gennar’. Lui aveva superato i sessanta, ma era ancora un uomo bello e interessante.

 

La pelle senza rughe liscia e scura di chi è stato tanto al sole, gli occhi di taglio lungo e profondissimi bagliori sul verdastro. Il vezzo di due baffi, che lisciava sorridendo. Maria la ragazzina, era magra, ma era bella assai e poi portava addosso la freschezza dell’età, camminava come non toccasse terra, con quelle lunghe gambe da gazzella. Anche il barista la guardava che passava ogni mattina, l’aveva vista crescere, si ricordava di quando piccolina non arrivava ancora al suo bancone, lei lì ci andava con la mamma, e si stendeva sulle punte a stento, per gustare il cappuccino e inevitabilmente “un bicchiere d’acqua, quella con le bollicine”. Non era stata tanto fortunata, piccoletta. Aveva appena un paio d’anni quando il papà era rimasto folgorato mentre era intento a lavorare sui binari della ferrovia.

 

E così Maria e la mamma si erano strette forte per andare avanti. E piano piano lei era sembrata anche felice, le amichette, e poi la scuola, nonostante tutto, tutto le passava avanti distratto da altre cose. Intanto a don Gennaro si avvicinavano ogni giorno tutti i compagni che avevo perso in questi anni, ne erano passati tanti, e bisognava riprendere l’assetto. Così c’era da tornare a lavorare, e Mimmo che rubava macchine e chiedeva due consigli, Giovanni che voleva quel favore, ogni giorno si incontravano nel bar, per discutere le cose da adattare. Il barista li serviva, si limitava ad osservare senza potere dire una parola, che certe cose si finge di non vedere, certe teste zompavano dal collo per un parola detta male, si limitava a guardare, e vedeva che ogni giorno la tiritera era la stessa.

 

Un capannello di gente attorno a lui, don Gennaro che elargiva gesticolando e sorridendo assai, ogni consiglio che poteva dare, Gaetano che stava sempre un po’ da parte, la moglie sempre al centro della pista, ad osservare tutti i movimenti, e gli occhi di quel vecchio boss che si accendevano al passaggio rapido, e statuario di Maria. Tempo una settimana la faccetta della giovane, cominciava un po’ a cambiare, qualcuno mormorava, si inciuciava, si diceva che la mamma s’era accordata, quando don Gennaro le aveva parlato: “Io dico che la ragazza, può venire a casa mia ogni tanto. Così poi ce pigliamm’ nu’ caffè tranquilli” e quella povera donna, sola e con lavori a stento, che poteva fare? In giro si diceva già che “A signora s’è vendut’ a figlia”. E così Maria era sempre più triste perché questa cosa proprio non la voleva fare, e forse questa cosa era passata da orecchio a orecchio e forse era arrivata pure a quello attento della bella signora, e uno sgarro a una femmina così, non si può sempre fare.

 

Arrivò il giorno della festa, una domenica, in cui tutto il paese si portava in strada, tra suoni canti e lodi alla Madonna, e bancarelle di torrone e facce e mani e piedi scalzi a venerare santità. Intorno al bar la folla s’era fatta più pressante, chi spinge chi sfumacchia, chi chiede due caffè, le facce tutte rosse di calore, che nella calca quasi non c’è l’aria. Tra loro Don Gennaro e la sua banda di ossequiosi, ed immancabile Gaetano con la moglie. Baci e mani sulle spalle, abbracci un po’ furtivi e schiaffoni al collo di quel poveretto: “Ma comm’ ha fatt’ mugliereta a te piglia’” E lui sempre zitto a sopportare. Il barista buttava un occhio in giro a cercare di arrivare su ogni ordinazione, e vide entrare Maria, che svelta passò davanti al capannello, don Gennaro e pure alla signora, che sembrò squadrarla in un secondo.

 

Si limitò a chiedere un po’ d’acqua, e sembrava sul punto di piangere ma da dietro al banco quel ragazzo non la poteva consolare, troppe le facce attente, le passò l’acqua e abbassò gli occhi, mentre le vide scendere una lacrima e per la rabbia si morse le labbra. “A questa signorina gliela offro io la colazione, Daviduccio bello, portaci un bel cornetto, e pure il cappuccino. Iamm bell’”. La voce di Don Gennaro fece silenzio tra la folla e il chiacchiericcio si stoppò. Maria non osò replicare ma quando l’ebbe davanti a stento diede un morso alla brioche, e un sorso solo dal bicchiere quasi sembrava andarle di traverso. A testa bassa ringraziando, lasciò il locale e la gente alle spalle.

 

Passarono diversi giorni e don Gennaro era tornato al posto suo, qualcuno diceva che era già nei guai. Aveva già sgarrato e si diceva che lo stavano cercando, dicevano anche che sarebbe andato via, scappato ancora, e forse insieme a lui pure Maria, che forse anche per questo, da qualche giorno non si vedeva in giro. Il barista al centro delle chiacchierate della gente, avrebbe volentieri fatto qualche cosa, ma che poteva fare? se non sentire il cuore stretto forte da una morsa, per quella storia senza soluzione. Lui lo sapeva che Maria non ci poteva stare. E poi…due giorni dopo, spuntò in prima sul giornale la foto di don Gennaro, e il titolone recitava “Morte di un boss. Caro gli costò il ritorno” e si parlava di uno sgarro, e si diceva che l’avevano trovato in macchina in una strada stretta e la testa che quasi non stava più sul collo.

 

Una ferita incerta, si diceva, ma chi poteva fare questo sgarro al boss, quasi pareva la mano …. La mano di una femmina. Naturalmente, nessuno parlava, nessuno sapeva niente. Ma un paio di giorni dopo, una bella femmina si accomodò al tavolino del bar con una ragazzetta difronte “Ragazzo cappuccino e due cornetti” le facce sorridenti, delle due, due donne che sembravano due amiche. “Daviduccio, me la dai un poco d’acqua?” Maria che finalmente sorrideva, chiedeva il suo bicchiere d’acqua con le bollicine e lui capì senza parlare, che quella storia era chiusa così, che un boss può certamente comandare ma che contro una femmina non sempre si può andare, perché non si sa mai che fine si può fare…








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