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03 Marzo 2022
Cosa ho appreso da un viaggio?
di Gian Maria Rosso



Cosa ho appreso da un viaggio?
abbandonto

Cosa ho appreso da un viaggio?

Viaggiare e fotografare. Se si ha tempo da spendere (o perdere) viaggiare per chi ama il mondo è il massimo. Si sentono molte motivazioni sul perché viaggiare: la mia è “per conoscere ciò che ci circonda attraverso quello che vediamo personalmente”. Una mia passione è fotografare tutto quello che è “abbandonato”, e appena posso mi intrufolo in qualche fabbrica dismessa per scattare delle foto.

 Questa mania (o passione) mi ha portato in questi luoghi a scattare delle foto che commento tra me e me riflettendo su come il nostro mondo sia in decadenza.

Quest’anno ho notato con più attenzione quante case,  ville ed addirittura piccoli paesi e centri di produzione agricola e industriale siano abbandonati da moltissimi anni, e quindi non più recuperabili. Mi sembrava che ogni 100 metri ce ne fosse uno, strutture che occupano spazio non più utilizzabile, creano un’immagine di degrado e portano via spazio a nuove strutture. Si perché abbiamo sempre bisogno di nuovi spazi, che vengono sottratti ai terreni vergini, e quindi sottratti all’agricoltura o alla natura. E’ più semplice asfaltare un campo di patate che rimuovere una vecchia installazione (e di conseguenza stoccare, smaltire in modo ecologico o riutilizzarne le macerie)

Quest’anno ho guardato il paesaggio che attraversavo con più attenzione del solito, non ho solo volto lo sguardo verso quello che è abbandonato, ma mi sono soffermato a valutarlo rispetto a quello che lo circonda. E’ impressionate quanti edifici di qualità e con un passato glorioso siano lasciati alla mercé del tempo e delle intemperie, attendendo solo il giorno nel quale cadranno da soli.

Purtroppo moltissimi erano costruiti in modo perfetto, quindi non cadono, stanno li a documentare il passato di quel territorio, dando rifugio a piante e ad animali che vi trovano una sistemazione temporanea. Case con un passato importante, abitazioni che hanno ospitato persone come noi, che avevano aspirazioni e sogni ed oggi sono li, da sole in attesa di crollare.

Sembra impossibile che non si possa fare nulla per recuperare tutto ciò, oppure essere drastici, eliminare il passato che crolla e dare spazio al nuovo. In modo da non utilizzare terra vergine per i nuovi insediamenti.

Certo che riutilizzare sarebbe meglio, ma i costi potrebbero essere elevati e le nuove norme di sicurezza imporrebbero ricostruzioni più onerose della somma di “demolizione e costruzione”.

Salvare la memoria del vecchio (o dell’antico)?

Perché? Per chi? La memoria visiva è lo strumento più efficace per mantenere un ricordo di qualcosa, di un periodo della vita, quindi ristrutturare le vecchie case ha un senso, in quanto porterebbe il viaggiatore a lavorare con la fantasia sulla vita passata di quei luoghi. Ma anche per chi vive in quelle lande, avere un ricordo di dove hanno vissuti i nonni, gli zii, il racconto della storia del luogo.

Questo ragionamento vale anche per i vecchi borghi o complessi industriali? Si e No. Qui diventa molto più complicato decidere cosa potrebbe essere meglio, in quanto un vecchio borgo non avrebbe tutte quelle comodità di cui abbiamo bisogno e siamo abituati ad utilizzare, come il parcheggio per la macchina sotto casa, e un vecchio complesso industriale non avrebbe standard di sicurezza accettabili. Quindi forse sarebbe meglio radere al suolo e dare spazio al nuovo senza porsi problemi morali.

Indugiare porta solo al degrado, e quando passiamo accanto a questi edifici abbandonati non ha senso respirare e compatirli, ma bisogna decidere cosa vogliamo dal nostro futuro, decidere se rimanere incollati al “non fare nulla” o mettere nuove e solide basi per il futuro.

 

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