Rss di IlGiornaleWebScrivi a IlGiornaleWebFai di IlGiornaleWeb la tua home page
Domenica 02 novembre 2025    redazione   newsletter   login
CERCA   In IlGiornaleWeb    In Google
IlGiornaleWeb

RaccontiStefania Castella

CONDIVIDImyspacegooglediggtwitterdelicious invia ad un amicoversione per la stampa

27 Novembre 2015
Storia d'amore
di Stefania Castella



Storia d'amore
amore di
andate e ritorni

La sposa bambina ha solo il viso da bambina, forse un po’ l’età, ma in realtà ha più anni di quelli che dimostra. Sorride di sorrisi larghi, perfetti, stringendo le narici ingoiando l’aria e il mondo, solleva il petto appena accennato, abbaglia di azzurro quello che sfiora con i suoi occhi di trasparenze enormi.  

 

È caldo intorno, l’estate alle porte, caldo da sciogliere asfalto e pensieri, da disfare il trucco, far brillare il viso abbronzato di lui, due occhi altrettanto trasparenti, abbagli turchese. Potrebbe essere suo padre, per il resto del mondo, per lo sguardo distratto o attentamente pettegolo. Non lo è. Distinto, elegante, baciato dal sole e dal fascino conscio delle profondità di una voce che sembra nascere dalle viscere della terra. Un viso penetrante, forte e leggiadro al tempo stesso. Tanto terreno lui, tanto eterea lei. Che coppia assortita di contorto destino si dirà, tutto si dirà, ma in realtà, cosa importa del mondo a due amanti che si amano? Dov'è il mondo, dove l’universo se non nello spazio sottile di una coppia di occhi che si bagna degli occhi dell’altro? Che mi importa del mondo, se tu sei con me? Quando l’amore ti avvolge, quando ti lasci avvolgere… Nessuna distanza, nessuna differenza, non senti che l’altro, non chiedi nient’altro. “Mia”. Lui sarà il padre che non ti voleva, che un giorno smarrivi, lasciata crescere sola, rampicante senza più qualcosa a cui stringersi per salire più in alto. Dolore ad altro dolore, puoi avere il mondo ai piedi, quando il male ti sfiora, ti resta sotto pelle, rimane e poi oltrepassa fuggendo attraverso lo sguardo, anche quando il tempo ti illude di aver dimenticato. Basterà lui a lenire le ferite, a nutrire la tua fame d’amore nutrendo sé stesso, abbeverandosi della tua fresca levità. Basterà lui a riempire i tuoi sguardi colmando quel vuoto, proteggendo ogni passo, sollevando le paure, basterà per non inciampare lungo la via, il suo braccio.

 

Foto in bianco e nero, lei davanti pelle alabastro, figura perfetta, lui un passo più indietro non cinge la vita, non avvolge le spalle d’abbracci, il braccio lo tiene, lo stringe, come si tiene un filo sottile d’aquilone guardando i volteggi con la paura di lasciarselo scappare. Piccolo uccellino che in un modo o nell'altro dalla gabbia prima o poi fuggirà via. Diventare donna sotto le sue rughe già impresse, forte e fragile palazzo di giada preziosa, splendente di giovane femminilità. Le notti non saranno solo sudore e gemiti, saranno visioni e racconti e pensieri a legare, un percorso costruito brevemente lungo. Un mattone sull'altro, un muro troppo alto toglierà la visione del mondo. Quel muro a cui era piacevole aggrapparsi, arrampicarsi, sarà troppo per lei e sarà quella l’ora di andare. Lui avrebbe dato tutto, ogni cosa, ricoprendola di oro che lei non avrebbe mai messo, e viaggi e crociere e meraviglie da spalancare gli occhi, e stancarsi e socchiuderli e posare la testa su un tavolo elegante ad attendere che finisse di incantare il mondo. Bambina preziosa, lo sguardo di uomo, e padre e amato, intenerito dal viso in attesa di figlia, di moglie, di amante, testolina minuscola e caparbia. Lei vuole, lei chiede, lei cerca. Non basterà raccogliere il mondo e lasciarle il riflesso, lei vuole. La sua identità, il suo percorso, il suo mondo, quel film che le offrono, occasione imperdibile, troppo diverso da lui? Troppo diverso da lei? Ne diranno tante, come facevano sempre, come quando dicevano “ha in cantina bottiglie più vecchie di lei…” e lui ci rideva, poi aveva smesso. I suoi occhi di cielo si increspavano improvvisi, il suo viso sentiva arrivare quel tempo, tutto quanto insieme, e nemmeno l’amore poteva arrestare la corsa.

 

Maledetto quel tempo passato davanti, passato tra loro. Maledetto quel tempo che non sa aspettare. Quel film, altri film, forse no, forse è solo che ad un certo punto scegli, una cosa oppure l’altra, forse quei trent'anni cominciavano a pesare su entrambi. Forse scegli e decidi di andare, sul set di quel film maledetto da tanti, sulla carta si scriveva la fine di un percorso di vita, breve intensissimo, ma forse l’amore più vero resiste a ben altro. 20 anni più tardi, due occhi turchesi testimoni di andate e ritorni, e legami mai tagliati davvero… “Sei Mia, sei mia…” avresti giurato che è vero… “Si sono Mia, si. Sono mia…”








  Altre in "Racconti"