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Cultura - Cinema e spettacoloNicoletta Ravera

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18 Maggio 2011
Beastly
di Nicoletta Ravera


Beastly"La bella e la bestia", favola francese della metà del 1700, si ripresenta sul grande schermo. Per chi non la conoscesse (non vi siete mai imbattuti nella versione animata del 1991 firmata Walt Disney?), narra le vicende di un giovane principe vanitoso che, dopo aver offeso una strega malvagia, viene da questa trasformato in un mostro orrendo. Unica sua speranza di tornare alle originali fattezze sarà trovare un amore vero, il cui interesse vada al di là dell'apparenza e della superficialità. La storia è stata rivisitata innumerevoli volte, a partire dal primo cortometraggio di Alfredo Biagini del 1919 e dalla squisita versione di Jean Cocteau del 1946 per poi giungere, passando da serie tv, film e spettacoli teatrali, alla versione emo del 2011: "Beastly", scritta e diretta da Daniel Barnz.
Bocciato con severità dalla critica d'oltreoceano ("Ciò che c'è di meglio in questo film è che dura solo 86 minuti", The Hollywood Reporter), che lo taccia come una versione tristemente Twilightiana, il film è sbarcato in Italia l'11 maggio e non ha dato risultati migliori.
La rivisitazione proposta da Barnz, che ospita giovani attori quali Vanessa Hudgens (1988), Mary-Kate Olsen (1986) e Alex Pettyfer (1990), colloca la storia ai giorni nostri e, figlia del nostro tempo, introduce i personaggi caratterizzandoli a suon di stereotipi triti e ritriti che ben poco lasciano spazio alla fantasia.
Alcuni elementi , invece, stupiscono per come vengano accettati a livello narrativo senza sollevare obiezioni di sorta. Per citarne alcuni: l'esistenza delle streghe, l'uso da parte del giovane protagonista della sua testimonianza ad un omicidio come ricatto per poter ottenere la presenza della ragazza nella propria casa (cosa di cui non si farà più parola per il resto della pellicola) o ancora il fatto che questa stessa ragazza, dopo aver professato il proprio amore per il protagonista, accetti senza batter ciglio che questi si presenti sotto altre sembianze dopo mezzo minuto, riconoscendolo grazie al cellulare.
Del resto, però, nelle fiabe tutto, proprio tutto, può accadere. È un concetto che Barnz non ha di certo preso sottogamba.







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